di Pierre Yelen - In questi giorni difficili arrivano in Italia medici e attrezzature dalla Cina per combattere il Covid19. Sono atterrati anche specialisti cubani. È stato chiesto un contributo operativo per la Lombardia alle Ong italiane, specializzate nel settore sanitario, che lavorano in cooperazione internazionale nei paesi del Sud del mondo.
La cooperazione internazionale Sud-Nord!
Uno scenario impensabile fino a qualche settimana fa.
Ricordo benissimo, infatti, la Cina come Paese prioritario delle politiche d’Aiuto Pubblico allo Sviluppo italiano. Solamente qualche anno fa.
Ancora oggi, Cuba è un Paese prioritario. L’Avana ospita una autorevole sede dell’Agenzia Italiana della Cooperazione allo Sviluppo, diretta da una straordinaria ed energica agronoma che ha studiato a Perugia.
Mi ha scritto anche il mio amico Ahmadou, direttore di una ONG del Mali, si preoccupa di noi italiani. Mi manda articoli e video dove scienziati di varia provenienza geografica raccontano come combattere, bloccare e superare il Covid19 che, come viene raccontato tuttora a Bamako, è un problema prevalentemente italiano. Leggo un’intervista al direttore di un istituto di malattie infettive di Marsiglia, Didier Raoult, che racconta che la clorochina potrebbe essere in grado di guarire il Covid19: “su 24 pazienti contagiati tre quarti sono guariti dopo sei giorni di somministrazione della clorochina”.
Ancora approcci del Sud del mondo, anche contro il Covid19. Fake news, chi lo sa?
Scorrere quest’articolo, mi ha comunque rilassato. Mi sento più tranquillo. So che è irrazionale ma è così. Sarà che per anni ho ingurgitato pasticche di clorochina come prevenzione alla malaria e quindi, solamente immaginare una loro persistenza nel mio organismo che mi renda immune, mi rasserena.
Sarà che per anni ho dovuto ascoltare le paternali dei miei amici medici sugli effetti collaterali - abbassamento della vista, malfunzionamento del fegato, precocità nell’imbiancamento dei capelli … – che quindi, leggere della clorochina come una possibile arma vincente contro il Covid19, mi sembra come una sorta di rivincita.
(A pensarci bene, però: ci vedo bene ed il fegato ancora fa il suo lavoro, tuttavia ho tutti i capelli bianchi. Che avessero avuto ragione loro? Forse sì: è la clorochina che mi ha reso la capigliatura bianca… “mumble, mumble” ?!?)
Comunque, sono testardo, ed ancora oggi nel mio beauty-case, durante i miei soggiorni in Africa, una scatolina di clorochina non manca mai. È una consuetudine. Anche perché il mio amico Ahmadou quando sono con lui a Kati, in Mali, mi fa sempre diagnosi puntuali. Un mal di testa, un raffreddore, un po’ di febbre, a volte anche un mal di pancia, la prima diagnosi è sempre la stessa: malaria! Un paio di compresse di clorochina e passa tutto. Ehm, ehm …diciamo che mi è andata sempre - spesso - molto bene.
In effetti, però, in Mali, un attacco di malaria provoca l’attenzione di un mal di testa o poco più. Almeno a coloro che hanno accesso alla clorochina, ed ancora oggi non è alla portata di tutti.
Al mondo, infatti, ci sono ancora più di un milione di morti l’anno. L’80% sono in Africa subsahariana. In Mali è una malattia grave. Soprattutto in zona rurale e durante la stagione delle piogge, quando pullulano le anopheles, le micidiali zanzare-vettore del plasmodio della malaria.
Insieme alla diarrea, la malaria incide fortemente sul tasso di mortalità infantile che in Mali è ancora tra i più alti del mondo: 67,6permille (2018). In Italia, come in Francia e Danimarca, è stabile al 3,2permille (2018).
Non mi sembra ancora arrivato il tempo d’invertire il senso della cooperazione internazionale nella direzione Sud-Nord!!!
20 marzo 2020