vaccini

di Pierre YelenSembra che tutto il mondo sia alla ricerca della nuova araba fenice le cui ceneri genereranno nuova vita sul nostro pianeta. Con meno enfasi, invece, l’industria farmaceutica sta cercando il grande business del momento.

Per parlarmi del vaccino mi ha chiamato anche Moussa.

Nulla a che vedere con il Covid19. Mi ha raccontato dei polli della cooperativa di avicoltori.

L’inaugurazione dell’allevamento è stato un successo. Anche le autorità locali hanno apprezzato l’iniziativa. Un allevamento razionale per valorizzare la carne delle razze locali; un programma di miglioramento genetico per incrementare il peso medio degli animali. L’intuizione di allevare polli locali per soddisfare i bisogni di proteine della popolazione è stata positiva. Produrre e consumare tipicità del territorio è un metodo efficace per favorire percorsi virtuosi di sviluppo economico, anche in paesi poveri come il Burkina Faso.

Gli animali stavano crescendo bene. La settimana passata ci sono stati, tuttavia, una decina di decessi. Sembrava una crisi superata ma da due giorni sono ricominciati. Dalla sintomatologia e dalle foto che mi ha inviato Moussa convergiamo sull’ipotesi che la causa possa essere il virus del vaiolo. Ne ho certezza quando mi confessa che non è mai stato fatto il vaccino.

Le scorte sono esaurite. Non si trova più una dose in tutto il Paese. I rifornimenti dall’estero sono bloccati”. Con la chiusura dell’unico aeroporto internazionale, durante il lockdown, la disponibilità del vaccino è scemata. Ardua anche in situazione di normalità!

L’impatto diretto del Covid19 è stato debole in Burkina Faso, come in tutti i Paesi saheliani. I contagi ed i morti possono essere comparati a quelli dell’Umbria, tra le Regioni più piccole e meno colpite in Italia. Gli effetti indiretti, però, sono e saranno comunque molto pesanti in questi Paesi a basso reddito, con economie fragilissime e già fortemente provate dai recenti cambiamenti climatici, dal consolidarsi di fenomeni terroristici di matrice jihadista e da sistemi politici fortemente instabili.

Oggi più che mai, quindi, i flussi di risorse finanziarie d’Aiuto Pubblico allo Sviluppo non possono diminuire, verso i Paesi più poveri del mondo. Pur in un contesto di crisi globale, i Paesi donatori devono garantire il sostegno all’economie più deboli: un impegno morale da rispettare ma anche un intervento fondamentale per non incrementare indirettamente quei flussi migratori che le politiche europee dicono di voler rallentare.

Servono i vaccini che si trovano facilmente in Europa. La fatica e la pazienza delle popolazioni locali non bastano. Anche con metodi di produzione basati su schemi naturali, è fondamentale prevenire patologie animali che sono note e facilmente curabili.

Senza vaccini si continua nello spreco di tempo, energia e risorse. Come al solito, a queste latitudini, si dovrà ricominciare. La sicurezza alimentare seguita ad essere un lusso.

8 luglio 2020

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