di Pierre Yelen - Moudhou ha fatto le traversate, obbligatoriamente plurali, prima il Sahara e poi il Mediterraneo.
È arrivato stanco, afflitto e timoroso.
Gli è andata bene. Nel 2012 i “centri di accoglienza” libici non erano strutturati. Ha trattato direttamente con un passeur nigerino. Ha trovato quello giusto. È stato fortunato. Il soggiorno in Libia è stato un breve passaggio.
È partito da Béguédo, nel sud del Burkina Faso, è un Bissa. È un migrante. La stampa italiana lo definirebbe un “migrante economico”.
Ci conosciamo da molto tempo, non mi ha mai parlato del suo viaggio. Nemmeno ieri sera l’ha fatto.
Abbiamo dissertato di Covid19 e dei suoi effetti sul vivere comune. Tutto cambierà velocemente. La storia è una ruota che gira, asserisce convinto prima di raccontarmi dell’Impero del Mali.
Sua madre è maliana, di Menaka, dove l’impero intersecava con le attuali frontiere del Burkina Faso e Niger. Una zona lontana da Timbuctu, il cuore pulsante dell’Impero, ma non troppo da non goderne i frutti della sua potenza. C’è stato da bambino, quando veniva lasciato dai nonni.
“Siamo stati anche noi i più ricchi del mondo ed abbiamo influenzato la cultura dell’umanità! “
L’imperatore Mansa Mussa, uno degli uomini più ricchi della storia, nel suo leggendario viaggio a La Mecca, ha fatto regalie in oro a tutti i suoi ospiti, lungo il tragitto. L’università di Timbuctu ha ospitato una biblioteca con un milione di manoscritti, a disposizione di migliaia di studenti; ha accolto intellettuali di prim’ordine: filosofi, giuristi e matematici. Architetti eccelsi hanno costruito la grande moschea che è ancora visitabile.
Siamo a cavallo tra la fine del xiii e l’inizio del xiv secolo. Quasi due secoli prima della “scoperta” dell’America, ancora lontani dal Rinascimento europeo.
Oggi invece, il Mali, il Burkina Faso, il Niger … la storia è una ruota che gira!
04set2020