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Maggio 2018, a margine dello spettacolo teatrale “verso Sankara”, al Teatro Parenti di Milano, partecipiamo alla conferenza “Thomas Sankara -osare inventare il futuro”.

Il profilo dei relatori è molto eterogeneo: un regista teatrale, padrone di casa, un musicista burkinabé, un critico musicale che scrive su La Stampa, un agronomo tropicalista, un ex-volontario ONG scrittore di un libro sul “popolo degli uomini liberi” e poi Raffaele, giornalista di Radio Popolare, osservatore e commentatore attento delle cose di molti Paesi dell’Africa. Tutti accomunati dalla conoscenza del Burkina Faso.

Anche il pubblico è particolare: molti capelli bianchi, tra i quali si riconoscono vecchi cooperanti e ex-militanti terzomondisti, ma anche molti giovani, per lo più nati dopo il 15 ottobre 1987. Il giorno dell’assassinio di Thomas Sankarà.

Il dibattito è interessante, da differenti punti di vista si evidenziano le sfumature della politica sankarista e le sue ricadute sulla popolazione locale. Si va ben oltre l’aneddotica E’ Raffaele però che riesce a ricollocare compiutamente Sankara nell’Africa della metà degli anni ’80. Ne attualizza il pensiero e le parole d’ordine con riferimenti puntuali anche a Lumumba, Kenyatta, Nyerere ma soprattutto ai bisogni dei popoli poveri del continente più povero del mondo che conosce bene e che ha vissuto con la mente e con il cuore.

Prima di andar via scambiamo due parole con Raffaele sul difficile nuovo corso in Burkina Faso. Si avvicina un giovane studente universitario che ci ringrazia per avergli fatto conoscere Thomas Sankarà, i suoi programmi e il suo panafricanismo. Rimpiange di non essere vissuto in quel periodo e di non aver conosciuto quel Paese. Raffaele l’incoraggia, me lo ricordo bene:

“Non ti preoccupare, sei giovane. Puoi e devi studiare; leggi, approfondisci, analizza e confrontati senza pregiudizi. Soprattutto però vai sul campo. Devi vedere, ascoltare, toccare con mano. In bocca al lupo”.

Ciao Raffaele, ti ringraziamo per le riflessioni e le analisi che ci hai proposto e per i reportage e le opere che ci hai lasciato. Proseguiremo ad utilizzare il tuo metodo di lavoro per rafforzare lo spirito e le azioni di cooperazione e solidarietà internazionale, strumento essenziale per superare le criticità di questo mondo che, si voglia o no, è sempre più interconnesso.

Piero Sunzini
Direttore Generale Tamat NGO

 

 

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