covid burkinadi Florentin Tougouma* -  Il 9 marzo 2019 rimarrà impresso nella memoria dei burkinabè. Mentre tutti gli sguardi erano puntati sulla Cina, che era in prima pagina; la Cina che lottava da sola per frenare la diffusione della malattia i cui i primi casi, di questo famoso COVID – 19, sono stati registrati nel dicembre 2019. Nessuno sapeva che questa malattia sarebbe arrivata nel nostro continente, figuriamoci in Burkina Faso, anche se in Egitto si facevano già controlli di temperatura a livello degli aeroporti e niente di più.

E non fu una sorpresa per i burkinabè, quando il 9 marzo 2020 le autorità annunciarono i primi casi confermati di COVID - 19. Si trattava del pastore Mamadou Philippe KARAMBIRI e sua moglie. E cinque giorni dopo, il governo annunciava la chiusura di tutte le scuole. Una decisione giudicata tardiva da alcuni analisti. A partire dal 16 marzo 2020, il Burkina Faso ha registrato (5) cinque nuovi casi, portando il numero di persone positive a 20. Il primo decesso, una donna, deputato all’Assemblea Nazionale, è stato registrato il 18 marzo 2020. Le misure adottate per limitare la contaminazione hanno toccato le comunità religiose: sospensione delle messe quotidiane, domenicali e sospensione delle preghiere giornaliere e del venerdì nelle moschee. Dopo il panico, la speranza arrivò con la guarigione del pastore e di sua moglie, ma durerà per poco. Infatti, sei ministri annunciarono successivamente di essere risultati positivi al COVID - 19. E il 20 marzo 2020, il Capo dello Stato, si rivolse alla nazione adottando le seguenti misure: chiusura delle frontiere terrestri e aeree, coprifuoco a partire dal 21 marzo 2020 dalle 19 alle 05.

La psicosi ha preso terreno quando il 24 marzo 2020 il Burkina Faso ha superato la soglia dei 100 casi e tre giorni dopo la soglia dei 200 casi. Da questo momento è iniziata la gara d’acquisto di mascherine e gel idroalcolico, i cui prezzi sono raddoppiati e sono diventati sempre più difficili da trovare negli scaffali dei negozi.

In seguito a casi confermati di COVID-19, in alcune città le autorità burkinabè dichiararono lo stato di allerta sanitaria mettendo in quarantena città come Ouagadougou, Bobo Dioulasso, Banfora, Boromo, Dédougou, Houndé, Zorgho e Manga.

Mentre le popolazioni criticavano la gestione della crisi sanitaria, le misure adottate per frenare i contagi, che non sono prive di conseguenze sulla vita quotidiana, il messaggio rassicurante arrivò dal Presidente, che per la seconda volta si rivolgeva ai burkinabè con provvedimenti di accompagnamento a favore della società. Ma una parte della popolazione ritiene che tali misure siano insufficienti e non tengano conto del mondo rurale e degli sfollati interni.

Per attuare queste misure, il governo ha rivisto il suo bilancio, molto criticato, a 177 900 426 041 franchi CFA, così ripartito: Assunzione in carico dei casi: 125 760 664 560. Coordinamento: 18 477 108 998. Logistica: 12 787 424 031. Sorveglianza: 9 721 377 089. PCI: 9 381 109 025. Comunicazione: 1 057 612 800. Laboratorio: 356 581 309. Ricerca: 250 000. Post epidemico: 50 000. EIR: 46 946 000. Punti d’ingresso: 10 800 000.

Nonostante questa serie di misure adottate per combattere la pandemia, non è stato trovato alcun rimedio a riguardo e i burkinabè, molto consapevoli che la lotta contro il COVID - 19 è una questione di tutti, non hanno esitato a mettere mano al portafoglio. Il ricchissimo uomo d’affari Mahamadi BONKOUNGOU ha messo a disposizione delle autorità sanitarie una clinica con 30 letti per il ricovero ospedaliero, due sale di rianimazione da cinque letti e 50 milioni di franchi CFA. Da allora, le donazioni arrivano da ogni parte: dalle istituzioni finanziarie, dalle imprese, dalle organizzazioni internazionali, dalle istituzioni nazionali ai partiti politici, le organizzazioni della società civile e dall’Assemblea nazionale che ha lanciato una campagna di raccolta fondi. Il miliardario cinese Jack Ma ha inviato 100.000 mascherine, 1.000 mascherine protettive, 1.000 combinazioni e 20.000 reagenti di rilevamento. Finora le donazioni hanno superato il miliardo. Speriamo che la solidarietà prosegua e che la campagna di raccolta di fondi lanciata dall’Assemblea nazionale dia i suoi frutti per evitare al nostro paese di essere in costante assistenza.

Al 12 aprile 2020 la situazione in Burkina Faso si presenta come segue:

  • 94 campioni analizzati di cui 69 sospetti e 25 controllati;

  • 18 nuovi casi confermati di cui 12 a Ouagadougou e 6 a Gorom-Gorom (Essakane);

  • 9 guarigioni, portando a 170 il totale dei guariti.

  • 1 decessi, portando a 28 il totale dei decessi;

  • 317 casi in terapia.

Dal 9 marzo 2020, sono stati confermati 515 casi in totale, di cui 202 di sesso femminile e 313 di sesso maschile.

Al giorno d’oggi, nessun rimedio si mostra all’orizzonte; ma la speranza rimane. A livello internazionale, un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 26 marzo, firmato dal Governo francese, autorizza la prescrizione di idrossiclorochina ai pazienti affetti da COVID - 19. In Burkina Faso, il 30 marzo scorso, il ricercatore di fitoterapia e medicina naturale, il pastore Wendlarima Hermann SAWADOGO ha presentato due prodotti per la prevenzione e il trattamento del COVID - 19.

I prodotti sono stati proposti al comitato scientifico per una sperimentazione clinica. E altri due test sono stati annunciati: clorochina associata ad azitromicina e APIVIRINE. Gli sguardi sono rivolti ai ricercatori e le popolazioni attendono con impazienza i risultati delle sperimentazioni cliniche in questione.

 

*Florentin Tougouma è un collaboratore di Tamat NGO in Burkina Faso ed esperto di comunicazione. Da oggi iniziamo a pubblicare i suoi articoli di corrispondenza per restare informati sull'emergenza COVID-19 in Burkina Faso

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