Si è svolto in data venerdì 22 maggio scorso Il Gombo tra Africa e Italia, il terzo e ultimo appuntamento di "Si può fare. La cooperazione internazionale a tutte le latitudini" Seminari tecnici e casi studio tra Italia e Africa sulla filiera ovina, allevamento avicolo e orticoltura a cura di Tamat e del Dipartimento Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali - DSA3 dell’Università degli Studi di Perugia.
Il seminario, per effetto del COVID-19, è stato proposto come webinar per gli studenti del DSA3 in scienze zooteniche e agronomiche, sostenuti con 5 borse studio sponsorizzate da Tamat tra il 2018 e il 2019, che hanno sperimentato sul campo (Burkina Faso e Albania) interventi di cooperazione internazioanle su sicurezza alimentare e sviluppo rurale e partecpato ai laboratori di co-progettazione con le due Università portati avanti dall’èquipe di Tamat negli ultimi tre anni. Proprio questi programmi sono stati illustrati dal Direttore Generale di Tamat Piero Sunzini, che ha ricordato l’importanza di continuare a sostenere queste iniziative con risorse adeguate e investimenti nel lungo periodo.
In questo senso giovani ricercatori laureati del Dipartimento Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali in scienze zootecniche hanno portato un ricco contributo all'incontro: Luca Pittoli, protagonista del seminario sull’avicoltura rispetto al progetto "Polli a Loumbila", Samuel Di Castro, relatore rispetto alla coltivazione dell’okra negli orti bio di Montemorcino coltivati dai migranti del progetto ColtiviAmo L’Integrazione si sono confrontati con Domenico Lizzi, coordinatore per Tamat proprio del progetto ColtiviAmo L'Integrazione, con Francesco Lorenzini, che per Tamat coordina nel cuore della Tunisia un progetto sul ripristino della razza ovina Berberina a favore di giovani allevatori, con Nadia Zangarelli, che per Tamat lavora su progetti legati a filiera avicola e ovina, empowerment femminile, lotta alla povertà in Burkina Faso. Tutte e tutti giovani che stanno lavorando tra Tunisia, Senegal, Burkina Faso e la nostra regione l’Umbria per sviluppare modelli produttivi capaci di futuro e sostenibilità umana e ambientale.
Un confronto che si è ulteriormente alllargato grazie ai contributi arrivati dalla sede operativa di Tamat a Ouagadougou (Burkina Faso): sono infatti intervenuti in collegamento Denisa Savulescu, rappresentante di Tamat in Burkina Faso e Mali, e il giovane agronomo Zi Yacouba che lavorano al fianco degli esperti di Tamat, ENEA e dell'Institut de l'Environnement et de Recherches Agricoles del Burkina Faso (INERA), per modelli di crescita e sviluppo. Sono state presentate le buone pratiche agricole rispettose dell’ambiente, come testimoniato da Angelo Correnti di ENEA che sta portando avanti la ricerca su azioni agro-ecologiche avviate già dal 2015 da Tamat con la butte sandwich e pratiche per far fronte ai problemi fitosanitari a partire dalla piante. Un esempio su tutti è rappresentato dalla pianta del neem (Azadirachta indica).
A fare da ponte tra Africa e Italia sulla cultura di coltivazioni e alimentazione sostenibili, la ricerca presentata dal professor Francesco Tei con spunti interessanti offerti dal lavoro del professor Giorgio Gianquinto dell’Università di Bologna sulle colture diverse che compongono la galassia orticoltura, l’importanza strategica del settore orticolo e le principali tecniche di coltivazione fuori-suolo con esperienze in diversi contesti urbani internazionali.
Un connubio virtuoso dunque di ricerca nativa e congiunta tra Africa e Italia per affrontare le criticità dei cambiamenti climatici, di suoli e colture orticole, del produrre e consumare locale anche in contesti fortemente urbanizzati, della ricerca di investimenti nel lungo periodo per la sicurezza alimentare e l’autonomia socio-economica, dell’effetto Covid-19 su attività e progetti, della crisi umanitaria nel Sahel e delle migrazioni interne (esacerbate della minaccia jiadista) in Burkina Faso, che hanno visto Tamat e il suo staff burkinabé in prima linea in questi ultimi mesi. Un webinar che ha chiarito come le complessità e le criticità possano essere affrontate sul campo di conoscenze ed esperienze tra generazioni per una cooperazione a tutte le latitudini.