17 febbraio 2018, Cissin (Burkina Faso), evento di lancio di RASAD. Da sinistra, Francesco Deidda (AICS), Jerome Zangre (Vice sindaco Comune di Koubri), Ali Romba (Rappresentante del Ministero dell'Agricoltura e della Gestione Idraulica del Burkina Faso), Piero Sunzini (Direttore TAMAT), Denisa Savulescu (Capo progetto RASAD) e Simon Nacoulma (Coordinatore ICCV).
Si è scesi nel dettaglio delle attività di RASAD - Reti d'Acquisto per la Sicurezza Alimentare con il supporto della Diaspora burkinabè d'Italia nella seconda parte dell’intervista “RASAD: La diaspora burkinabé d’Italia, un potenziale da valorizzare”, fatta dal giornalista del Burkina Faso Fatim Barro a Piero Sunzini (Direttore Tamat) e Simon Nacoulma (Coordinatore ICCV/Nazemse), a seguito dell’evento di lancio del progetto.
Come sarà realizzata in concreto l’attività sul terreno?
Simon Nacoulma (S.N.): Sul terreno, nei cinque comuni, abbiamo già installato dei gruppi contadini, rafforzando al contempo gli aspetti relativi al progetto precedente, RASA, quali il Centro Polivalente di Cissin e il gruppo contadino di Koubri che ha già a disposizione una Maison de la Femme. Il raccolto verrà acquistato per buona parte dal ristorante “La Jardinière” e dal Centro Polivalente. Le attività vanno a beneficio, prima di tutto, dei contadini, che producono e consumano, ma non solo. Permettono di assumere personale nei campi, consentendo di conseguenza ai bambini di andare a scuola e di supportare l'autosufficienza e indipendenza delle donne attraverso il micro-credito, con risvolti in termini sociali decisamente rilevanti. Una donna, ad esempio, ci ha informato che il marito ha smesso di picchiarla dal momento in cui si è dedicata alla trasformazione dei prodotti. A mio avviso, si tratta del più grande risultato del progetto del 2015 (RASA, ndr): aver ridato dignità ad una famiglia.
A cosa servono i prodotti?
S.N.: In primo luogo ai produttori e le loro famiglie, dal momento che stiamo incoraggiando l’agricoltura familiare, nell’ambito della sicurezza alimentare. La nostra idea in particolare è rompere la catena degli intermediari. Di norma funziona in questo modo: il contadino produce, i grandi commercianti vanno a Ouagadougou, raccolgono in grande, stoccano e speculano. È evidente che in un sistema di questo tipo sono proprio le due persone chiave della catena a perdere: il produttore non ci guadagna nulla e il consumatore deve pagare molto di più per poter consumare. Il nostro obiettivo è quindi creare un collegamento diretto tra consumatore e produttore di modo che possano dialogare, trovare un terreno d’intesa secondo una logica “win-win”.
Simon Nacoulma, Coordinatore dell'organizzazione no porofit ICCV - Nazemse
Quali sono i criteri per la redistribuzione?
S.N.: E’ complicato conoscere i più poveri. Siamo un’associazione, con alle spalle 16 anni di attività, che supporta gli orfani, le vedove e i giovani in difficoltà. Disponiamo per questo dei registri delle famiglie svantaggiate e di documenti d'indagine sociale che ci orientano verso le persone più vulnerabili, vale a dire verso quelle persone che sono effettivamente in stato di bisogno
Quali sono le vostre ultime considerazioni?
Piero Sunzini (P.S.): Vorrei sottolineare il rapporto con le Istituzioni, perché si tratta di un elemento fondamentale. Poco tempo fa abbiamo invitato il vice-sindaco di Koubri in Italia per realizzare uno scambio con le nostre Istituzioni, accompagnandolo nell'Università per Stranieri di Perugia per realizzare una conferenza sulle politiche di decentralizzazione delle autorità locali in Burkina Faso. Può sembrare strano, ma è esattamente questa la vera cooperazione. Tutti possono apprendere qualcosa attraverso una condivisione di esperienze. Le realtà burkinabè e italiana sono certo differenti, ma hanno anche vari punti in comune sui quali l’esperienza di uno può essere utile all’altro. Anche questo è il ruolo di una ONG e noi siamo felici di svolgerlo.
S.N: Per concludere, vorrei aggiungere una cosa: vogliamo anche mostrare che la diaspora burkinabè in Italia ha un potenziale da valorizzare e che è giunto il momento di mettere in atto un meccanismo di ritorno delle persone che ne rispetti la dignità. Ci auguriamo che il riconoscimento da parte dello Stato e degli altri partner possa ampliarsi e che i nostri sforzi incontrino l’adesione di tutti. Ma soprattutto, vorremmo fare della sicurezza alimentare una realtà vera, facendo la fortuna delle famiglie e dei contadini in Burkina; per questo promuoviamo gli incontri scientifici, tra donne, giovani, anche a livello diplomatico.
L’intervista completa al http://www.artistesbf.org/2018/02/15/rasad-la-diaspora-burkinabe-en-italie-un-potentiel-a-valoriser/
RASAD è un progetto co-finanziato da Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS)