News di progetto

Nuove narrazioni, buone pratiche di cooperazione e inclusione

Tamat ha partecipato alla II ed. dell'evento COME L'ACQUA E LA FARINA - Laboratorio di mantecanza sociale Tavola rotonda all'interno di Come l'Acqua e la Farina Il 13 e il 15 settembre Tamat ha…

ColtiviAmo l'Integrazione

  • Tamat presenta: "Fattore sociale, agricoltura e immigrazione per l'innovazione sociale"

    Presentazione del catalogo delle buone pratiche

    seminario coltiviamo 14feb a4PERUGIA - Venerdì 14 febbraio 2020 dalle ore 16.00 alle ore 18.00 presso la sala Cesare Pagani del Centro Mater Gratiae di Montemorcino (Perugia), Tamat NGO presenta l'evento "Fattore sociale, agricoltura e immigrazione per l'innovazione sociale"all'interno del progetto ColtiviAmo l'integrazione, coordinato da Tamat in partenariato con Fondazione ISMU, Associazione Tetti Colorati Onlus, Robert F. Kennedy Human Ringht Italia e Cardet; finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 del Ministero dell'Interno e cofinanziato dall'Unione Europea. Dopo i saluti di Alessandro Moretti, presidente delle Acli Provinciali di Perugia, e la proiezione di due cortometraggi prodotti all'interno dei progetti di Tamat Urbagri4women (AMIF) e ColtiviAmo l'integrazione (FAMI) sulle esperienze di inclusione socio-lavorativa realizzata presso il Centro Mater Gratiae di Montemorcino (Perugia), il direttore di Tamat Piero Sunzinie il consigliere comunale della municipalità di Agios Athanasios Chrisphas Christophi (Cipro) introdurranno i lavori. Nello specifico al seminario interverranno Domenico Lizzi, coordinatore del progetto Coltiviamo l'integrazione per Tamat Ngo, e Omar Barrie, mediatore culturale, Marta Lovison e Cecilia Lindenbergdi Fondazione ISMU Iniziative sulla multietnicità (Milano), Elisa Occhipinti e Adriana Cannizzaro di Tetti Colorati Onlus (Ragusa) e Carolina Rocha Barreto del Robert F. Kennedy Human Ringht Italia (Firenze). Nel corso del pomeriggio verrà presentato da Marios Zittis di Cardet e da Samanta Musarò della rete Semino - Alimentare Positivo (rete a livello nazionale nata per portare sul mercato prodotti agricoli etici, sostenibili e innovativi, e offrire occasioni di lavoro e inclusione per i migranti) il catalogo delle buone pratiche Si parlerà inoltre delle Buone Pratiche dall’Umbria con David Grohmann del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali Università degli Studi di Perugia (DSA3), Eros Labanca di Associazione Orto Sole e con CIDIS Onlus. Il seminario è aperto e dedicato anche alla rete Umbriamico e tutti gli attori in Umbria impegnati sul valore sociale del settore primario.

  • "Coltiviamo l'integrazione": study visit dell'Università del Maryland a Montemorcino

    Delegazione professori Università del Maryland in visita a MontemorcinoDelegazione professori Università del Maryland (USA) in visita a Montemorcino

    PERUGIA - Nei giorni scorsi una delegazione di professori dell'Università del Maryland (USA) ha compiuto una study visit anche presso Montemorcino (Perugia) dove Tamat sta portando avanti "ColtiviAmo l'integrazione", progetto (PROG-1979), finanziato a valere sul Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione del Ministero dell’Interno 2014-2020 – Obiettivo Specifico: 2.Integrazione / Migrazione legale – Obiettivo nazionale: ON 3 – Capacity Building lett. m) – Scambio di Buone Pratiche – Inclusione sociale ed economica SM, che vede proprio Tamat Ong come capofila e che coinvolge le città di PerugiaMilano e Ragusa, in collaborazione con la Fondazione ISMU di Milano, l’Associazione I Tetti Colorati la Robert F. Kennedy Human Rights Italia.

    MontemorcinoMontemorcinoLa delegazione di professori dell'Università del Maryland ha potuto visitare direttamente ed insieme a rappresentanti della Facoltà di Agraria dell'Università di Perugia e dell'UmbraInstitute lo stato di avanzamento del progetto, buone pratiche di agricoltura urbana che hanno la finalità di integrare, attraverso il lavoro, lezioni di italiano e momenti di riflessione, ragazzi e ragazze provenienti da paesi terzi. Nel confronto è emerso anche che, grazie a questo progetto di agricoltura urbana, si stanno costruendo reti territoriali che supportano il progetto e ne aumentano l’impatto rispetto alle comunità locali, un vero e proprio modello di cooperazione a tutte le latitudini.

     

     

    IL PROGETTO

     

  • "ColtiviAmo l’Integrazione", un progetto di agricoltura urbana e integrazione finanziato dal Ministero dell'Interno

    Coinvolte quattro città: Perugia, Milano, Firenze e Ragusa 

    Illustrazione del progetto e avvio selezione beneficiari 1Illustrazione del progetto e avvio selezione beneficiari

     

    Da Tamat: “Sicurezza e integrazione: l'inclusione e il lavoro sono gli strumenti migliori”

    Agricoltura urbana per favorire l'integrazione economica e sociale dei cittadini di Paesi terzi presenti in Italia. Si stanno selezionando in questi giorni i beneficiari che dal mese di giugno avvieranno una vera e propria coltivazione nel cuore della città. A Montemorcino sorgerà infatti l'orto urbano per la coltivazione di prodotti bio che ha la finalità di integrare, attraverso il lavoro, ragazzi e ragazze provenienti dall'Africa presenti a Perugia.

    Un progetto, promosso da Tamat Ong, in collaborazione con la Fondazione ISMU di Milano, finanziato dal Ministero dell'Internobasato su un modello già sperimentato a Perugia con successo dalla Ong perugina grazie ad una precedente iniziativa (Urbagri4women) e di cui Coltiviamo l'integrazione rappresenta la continuazione e lo sviluppo. Sviluppo perché la nuova azione coinvolgerà 4 città italiane e favorirà lo scambio e l'implementazione di buone pratiche tra luoghi diversi del Paese. Nei giorni scorsi si è tenuto a Montemorcino il primo incontro utile a individuare i beneficiari dell'iniziativa e a illustrarne le finalità.

    Il progetto punta al rafforzamento delle competenze tecniche e relazionali dei cittadini presenti in Italia attraverso azioni di agricoltura inclusiva in città e attraverso un percorso di formazione che include anche lo studio della lingua italiana.

    Con la supervisione della Fondazione ISMU di Milano si arriverà a definire, attraverso l’esperienza di progetto, un modello di agricoltura inclusiva replicabile in altri contesti.

    Visita sullarea dove sorgerà lorto 1Montemorcino, visita sull'area dove sorgerà l'orto

    Coltiviamo l'integrazionecoinvolgerà 45 beneficiari diretti. Ben quattro le città coinvolte: Perugia, Milano, Ragusa e Firenze. Il progetto ColtiviAmo l’Integrazione (PROG-1979) è finanziato a valere sul Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione del Ministero dell'Interno 2014-2020 - Obiettivo Specifico: 2.Integrazione / Migrazione legale - Obiettivo nazionale: ON 3 – Capacity Building lett. m) – Scambio di Buone Pratiche – Inclusione sociale ed economica SM.

    Come spiegano da Tamat: “Questa prima fase sarà fondamentale per costruire reti territoriali che supportino il progetto e ne aumentino l’impatto nelle comunità locali”.

  • “ColtiviAmo l’Integrazione”: i primi risultati di un progetto di cooperazione a tutte le latitudini

    “ColtiviAmo l’Integrazione”  sta proseguendo con risultati davvero importanti. Il progetto (PROG-1979), finanziato a valere sul Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione del Ministero dell’Interno 2014-2020 – Obiettivo Specifico: 2.Integrazione / Migrazione legale – Obiettivo nazionale: ON 3 – Capacity Building lett. m) – Scambio di Buone Pratiche – Inclusione sociale ed economica SM, vede come capofila Tamat Ong, coinvolge le città di PerugiaMilano e Ragusa, in collaborazione con la Fondazione ISMU di Milano, l’Associazione I Tetti Colorati la Robert F. Kennedy Human Rights Italia ed ha la finalità di integrare, attraverso il lavoro, ragazzi e ragazze provenienti da paesi terzi. Proprio i tre lab di Perugia, Milano e Ragusa in questi mesi estivi stanno lavorando con grande entusiasmo.

    Montemorcino Perugia la pacciamaturaMontemorcino, Perugia, la pacciamatura

     

     

    A Perugia, dopo le prime coltivazioni, i destinatari del progetto, con il sostegno di agronomi, hanno praticato la pacciamatura dei terreni della curia a Montemorcino, cioè è stata passata la paglia tra le piante per evitare la ricrescita di erbacce e per trattenere l'acqua sul terreno.

     

     

    Milano laboratorio di cucinaMilano, laboratorio di cucina

     

    Milano non solo proseguono le lezioni di agronomia che vengono messe in pratica con il laboratorio di falegnameria e orto, ma vengono anche insegnate le tecniche della cucina italiana.

     

     

     

    Ragusa i primi ortaggiRagusa, i primi ortaggi

     

     

    Ragusa sono nati i primi ortaggi, frutto dell'impegno a delle cure dei destinatari e dello staff del progetto. 

     

     

     

    Questi sono i primi risultati concreti di un progetto capace di costruire reti territoriali e di stare nelle comunità locali attraverso il lavoro, la cultura, il dialogo. Un vero e proprio modello di cooperazione a tutte le latitudini.  

  • Coltiviamo l’integrazione, intervista a Ylenia Pepe

    Ylenia Pepe

    Ylenia Pepe, è una giovane fotografa partenopea, una giornalista ed un’aspirante insegnante che vive a Perugia da 5 anni, dove nell’anno accademico 2017/2018 ha conseguito la sua laurea Magistrale in Filosofia ed Etica Delle Relazioni presso l’Università degli studi di Perugia.

    fe02be5a d70d 43f2 86de d34b018aa09a 300x225Ylenia Pepe con beneficiari del progettoLa sua adolescenza l’ha trascorsa in giro per concerti e musei tra: Napoli, Salerno e Roma, in quanto, le sue più grandi passioni, sono l’arte, la musica e la fotografia. Così da circa 10 anni scrive articoli e fa live report per diverse webzine musicali e culturali. Inoltre, fin da piccola, ha nutrito un forte interesse per la politica e i diritti umani, temi forti per lei che sono stati anche oggetto delle sue due tesi di laurea in Filosofia. Collabora con Tamat da due anni e i progetti dov’è stata coinvolta principalmente sono stati: Umbriamico (progetto coordinato da Tamat e cofinanziato da AICS) con il laboratorio Biografie In Viaggio e Coltiviamo l’Integrazione, progetto coordinato da Tamat e finanziato dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020 (PROG-1979).

    Ylenia, parlaci un po’ di te.

    Attualmente scrivo articoli che riguardano tematiche di migrazione e integrazione per una rivista online; inoltre faccio lezione di italiano come volontaria a ragazzi/e stranieri per un’associazione che si trova vicino al quartiere in cui vivo.

    Dal 2017 faccio parte del team dei fotografi dell’International Journalism Festival e di quello della radio dell’Università degli studi di Perugia: dal marzo 2019, invece, sono diventata membro delle diverse associazioni fotografiche della città.

    Tra i diversi festival culturali e musicali a cui ho preso parte come fotografa ci sono: il PerSo (Perugia Sociale Film Festival) ; i Cortili di Francesco di Assisi; Il Lars Festival di Chiusi; il TODAYS Festival di Torino e tantissimi altri..

    Il mio rapporto con la fotografia nasce da una ricerca estetica mirata a cogliere la bellezza nella sua totalità che è quella sia fisica che morale; riferendomi al concetto di kalòs kai agathòs espresso da Platone.

    Per me “fotografare” significa cogliere un’emozione che, attraverso l’immagine, si protrae nel tempo: a mio avviso, quindi, la cosa più importante di tutte è il ricordo che viene rappresentato e la sua storia.

    Le mie foto devono raccontare e “raccontare”, secondo me, significa non soltanto parlare di qualcosa ma soprattutto renderne testimonianza.

    Per esempio, all’interno del progetto “Coltiviamo l’integrazione” (in cui sono stata coinvolta sia come insegnante che come fotografa) credo che i miei scatti abbiano testimoniato tutti i progressi di questo lavoro, oltre che tutte le difficoltà, ricompensate però sempre da grandi insegnamenti umani e di confronto che custodirò sempre con me.

    Mi viene in mente anche una mia foto intitolata Alberi danzanti che è stata scelta per la prima mostra fotografica contemporanea di Todi: quest’ultima narra di uno dei momenti più belli trascorsi insieme ad una persona che è stata molto importante nella mia vita.

    Oltre agli eventi, infatti, amo fotografare natura ed luoghi poco conosciuti, tanto che l’anno scorso ho viaggiato per sette mesi in Irlanda proprio per immortalare posti simili.

    e1e8d5a8 aa50 46a3 b34d a213c9286822 300x258Ylenia Pepe con beneficiari del progettoChe tipi di studi hai fatto?

    Ho sempre avuto una passione per le materie letterarie ed umanistiche, infatti mi sono diplomata al Liceo Classico; poi mi sono laureata alla triennale in Filosofia alla Federico II di Napoli e la Magistrale l’ho conseguita, invece, in Filosofia ed Etica delle Relazioni presso l’università degli studi di Perugia dove mi sono specializzata per diventare un’insegnante di Storia e di Filosofia. Attualmente sto progettando di fare un master per insegnare la Lingua Italiana agli stranieri.

    Quando e come hai conosciuto Tamat?

    Sono venuta a conoscenza di Tamat grazie al mio caro amico maliano Moussa che due anni e mezzo fa mi propose di recitare per uno spettacolo promosso da Tamta e diretto dalla bravissima regista Elisabetta Vergani intitolato Biografie in Viaggio: alla fine scelsi di seguire insieme a lei quelle storie, facendo da supporto tecnico e media anziché diventare una delle protagoniste; inoltre ho realizzato le foto utilizzate per la brochure del progetto Urbagri4women.

    Raccontaci del tuo supporto al progetto “Coltiviamo l’integrazione”.

    Da maggio 2019 sono entrata a far parte di questo progetto insieme ad un team di persone a cui ora sono tanto legata. Il progetto ha l’obiettivo di favorire l’inclusione economica e sociale di cittadini di Paesi terzi grazie al rafforzamento delle loro competenze. Ho quindi tenuto lezioni di italiano a richiedenti asilo affiancando Andrea Ciribuco (ricercatore della NUI Galway – Irlanda) e ho anche partecipato alle lezioni pratiche sul campo di Montemorcino (il progetto infatti utilizza l’agricoltura come mezzo di inclusione) facendo foto e aiutando e motivando i ragazzi coinvolti in queste attività. È stata una delle esperienze più belle della mia vita che mi ha aiutato tanto a crescere e a cambiare il mio modo di pensare. Ho vissuto momenti bellissimi di condivisione, ma ci sono stati anche momenti di sconforto perché pensavo che il mio aiuto non fosse abbastanza per loro: insieme agli altri, però, ho capito che a fare la differenza in questo “oceano di difficoltà” sono proprio quelle gocce di sorrisi e di solidarietà, rivalutando così anche l’importanza del mio piccolo contributo. Ho compreso che il vero fallimento sta solo nel non agire e nel non provare a fare qualcosa di utile per migliorare questa realtà.

    Sogni nel cassetto.

    Il mio desiderio più grande è quello di poter viaggiare intorno al mondo per conoscere e confrontarmi con tante culture diverse dalla mia.

    A piccoli passi lo sto realizzando! A fine Aprile partirò per un lungo viaggio. Destinazione: Islanda. Sono infatti stata selezionata come fotografa e giornalista all’interno del progetto Life on Land di AIESEC.

    Ma il mio grande sogno nel cassetto rimane poter visitare l’Africa, in particolar modo vorrei esplorare e fotografare la natura incontaminata e selvaggia della Namibia e dell’isola Madagascar.

     
  • Fattore sociale, agricoltura e immigrazione per l’innovazione sociale: Tamat intervista Chiara Pontecorvo

    17457510 1374452135931739 6385019312402600548 n

    Abbiamo conosciuto Chiara qualche mese fa nel giardino agri-solidale di Montemorcino a Perugia dove Tamat sta portando avanti il progetto Coltiviamo l’integrazione in partenariato con Fondazione ISMU, I Tetti Colorati, R.F. Kennedy Human Rights e CARDET  e finanziato dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020 (PROG-1979). Chiara è una giovane educatrice impegnata da anni nell’ambito dell’inclusione di cittadini provenienti da paesi terzi, interessata alle tematiche dell’accoglienza e della cittadinanza attiva.

    La festa dellOkraLa festa dellOkraAll’interno del progetto ha seguito e coordinato le attività del laboratorio di agricoltura inclusiva interessandosi nello specifico alle attività inerenti alla sperimentazione e alla gestione di un’associazione di nome Lambè (che nella lingua mandinka significa “dignità”), in cui richiedenti asilo e volontari collaborano per programmare e attivare iniziative pratiche finalizzate alla condivisione di valori e culture con la comunità locale.

    Chiara, parlaci un po’ di te.

    Mi chiamo Chiara, ho 26 anni e vengo da Capri. La mia più grande passione è la musica, in particolare la musica tradizionale e popolare di diverse latitudini. Questa fascinazione per le culture a me lontane e le loro espressioni artistiche mi ha portato a impegnarmi nell’ambito dell’intercultura in forme e modalità diverse, dall’insegnamento dell’italiano a stranieri alla progettazione di laboratori interculturali basati sulle arti rivolti alle scuole, collaborando con più associazioni fra Napoli, Roma e Perugia. Sono membro del direttivo di un’associazione di Roma, Destination West Africa, che si occupa di promozione e valorizzazione della cultura dell’Africa occidentale, in particolare di tutto ciò che concerne la musica e le danze, tramite l’organizzazione di eventi, workshop, corsi settimanali e di un festival, AfroFest.

    Che tipi di studi hai fatto?

    Ho studiato Scienze dell’Educazione a Roma Tre, laureandomi con 110 e lode con una tesi in pedagogia interculturale intitolata “L’integrazione linguistica e sociale dei migranti a Roma”. Ho scelto poi di continuare gli studi a Perugia iscrivendomi alla specialistica in Consulenza pedagogica e coordinamento di interventi formativi.

    Quando e come hai conosciuto Tamat?

    Ho conosciuto Tamat lo scorso aprile, quando cercavo un ente presso cui svolgere il tirocinio universitario.

    Costruiamo InsiemeCostruiamo InsiemeRaccontaci del tuo supporto al progetto “Coltiviamo l’integrazione”.

    Fra le attività di “Coltiviamo l’Integrazione” mi sono impegnata particolarmente nell’ambito del laboratorio di associazionismo “Lambè”.

    Qui ho potuto dare il mio contributo collaborando con Domenico Lizzi (project manager) nella programmazione delle attività, ma anche più operativamente come facilitatrice all’interno del percorso laboratoriale, proponendo attività di icebreacking e teambuilding, mediando dibattiti, stimolando riflessioni, coinvolgendo beneficiari, volontari e membri dell’equipe nella co-costruzione di un ambiente di confronto, di crescita e di scambio.

    Fra i tanti momenti gratificanti che ho vissuto in questa esperienza, porto nel cuore la nostra festa dell’okra, in cui abbiamo deciso di adottare alcune ritualità delle celebrazioni agricole nigeriane per festeggiare la fine del raccolto all’orto di Montemorcino, luogo in cui si è svolto il progetto. Penso che per i ragazzi abbia rappresentato una possibilità, un tempo e uno spazio per dare un senso di continuità al loro percorso, e trovo molto significativo il fatto che abbiano proposto loro stessi di rivisitare la loro tradizione per tenerla viva in questo nuovo contesto.

    Forse il mio supporto al progetto si può riassumere in questo: il tentativo di agevolare la creazione di momenti significativi, di un luogo di incontro in cui beneficiari, volontari e equipe di progetto potessero sentirsi accolti, partecipi e protagonisti, preparando il terreno per la costruzione di relazioni autentiche.

    Sogni nel cassetto?

    Mi viene in mente una frase scritta in via della Viola a Perugia: “I sogni nel cassetto…fanno la muffa!”

  • Fattore sociale, agricoltura e immigrazione per l’innovazione sociale: Tamat intervista Lorenzo Calzuola

    Lorenzo CalzuolaLorenzo Calzuola

     

    Conosciamo Lorenzo nelle vie del centro storico di Perugia, precisamente in via Cartolari nella sede dell’associazione Fiorivano le Viole, dove ogni mercoledì i produttori del GAS Fuori di Zucca (Lorenzo è uno dei produttori) incontrano i loro clienti e ormai amici. Dopo aver viaggiato il mondo con la sua compagna Alice, ha deciso di ricominciare da qui, dall’Umbria e dalla terra, aprendo nel 2016 l’azienda Agricola Nativa. Inoltre Lorenzo ha partecipato al progetto coordinato da Tamat e finanziato dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020 (PROG-1979) Coltiviamo l’integrazione occupandosi delle attività sul campo: dalla messa a dimora delle piante alla loro cura.

    Lorenzo, parlaci un po’ di te.

    Lorenzo Calzuola 29 anni, nato a Perugia, finiti gli studi ho avuto esperienze lavorative in vari ambiti (dalla ristorazione alla fabbrica) viaggiando in Italia, in Europa e fuori dall’Europa fino all’età di 25 anni. Il legame con la natura è stato sempre forte e dopo anni di viaggi e crescita personale ho sentito la necessità di trasformare la mia passione in lavoro. Insieme alla mia compagna Alice abbiamo sognato e poi progettato la nostra piccola realtà agricola che nel 2016 ha preso forma a Perugia. Inizialmente abbiamo cercato un terreno in affitto da integrare al terreno di proprietà della mia famiglia che non era stato mai utilizzato a livello agricolo. Abbiamo iniziato la coltivazione di ortaggi di stagione senza esperienze pregresse ma con l’idea di rispettare la terra e i piccoli ecosistemi in cui ci siamo trovati a lavorare. Catapultati nel mondo contadino lo stile di vita è cambiato, ci siamo adattati al ritmo naturale delle stagioni seguendo le esigenze delle piante. Attualmente coltiviamo ortaggi di qualità su una superficie di 1,5 ettari, gestiamo un uliveto di 500 piante e stiamo piantando vari alberi da frutto, il tutto seguendo principi di agricoltura naturale, quindi utilizzando varie pratiche agricole che ci permettono di evitare l’utilizzo di diserbanti e insetticidi dannosi per l’ambiente. Crediamo molto nella vendita diretta grazie alla quale riusciamo a vendere un prodotto ancora vivo, ricco di sapori e sostanze nutritive, di lunga durata e coltivato in modo sostenibile per l’ambiente. Lavorare in questa dimensione ci permette di sottrarci dalle dinamiche della grande distribuzione organizzata riuscendo a guadagnare dai nostri prodotti il giusto salario e, allo stesso tempo, a instaurare rapporti di fiducia con i nostri clienti. Continuiamo a lavorare in piccolo credendo che tante aziende di modeste dimensioni possano creare una buona economia locale con prodotti di qualità accessibili a tutti.

    Che tipi di studi hai fatto?

    Ho studiato al liceo scientifico G. Alessi di Perugia e successivamente ho frequentato corsi di formazione inerenti al mondo agricolo. Essendo inoltre il mio lavoro frutto di una passione, sono in continua formazione: studio da autodidatta e lascio sempre aperto il confronto pratico e lo scambio con altri agricoltori.

    Quando e come hai conosciuto Tamat?

    Ho conosciuto Tamat nel 2017 tramite Domenico Lizzi (project manager) dal momento in cui ho iniziato a lavorare con il gruppo di acquisto solidale Fuori di Zucca (nato dal progetto di Tamat  Social Start App e oggi associazione nel centro storico di Perugia) come produttore di ortaggi di stagione e olio d’oliva.

    Raccontaci del tuo supporto al progetto “Coltiviamo l’integrazione”.

    Mi sono sentito subito coinvolto nel progetto presentatomi da Domenico (Lizzi – Project Manager) e dai primi mesi del 2019 ho partecipato alle riunioni organizzative occupandomi nello specifico della reperibilità dei materiali necessari per il progetto di agricoltura inclusiva che si è tenuto presso il centro agro-solidale di Montemorcino e seguendo il lavoro in campo di messa a dimora, crescita e cura delle piante. Penso che l’inclusione di cittadini di paesi terzi attraverso il lavoro (in questo caso il lavoro nei campi) sia valida e interessante. Far parte di ColtiviAmo l’Integrazione ha rappresentato un momento di crescita sia per me sia per i ragazzi africani richiedenti asilo a Perugia che hanno così potuto accrescere le loro competenze piuttosto che che restare “parcheggiati” in strutture temporanee.

  • L’orto di Lambè, il video

    logo coltiviamo lintegrazione

    Di seguito il cortometraggio dedicato agli orti di Lambé, un lavoro fatto a Perugia prima con il progetto Urbagri4women e oggi con ColtiviAmo l’Integrazione negli orti di Montemorcino con i ragazzi richiedenti asilo: una sperimentazione agricola che ha visto come protagonista l’okra, alimento tipico africano.
    Coltivare l’okra ha permesso ai ragazzi anche di raccontarsi, di loro stessi e della loro cultura agroalimentare. Da quest’anno la produzione di Montemorcino si è allargata: sono stati coltivati anche pomodori, zenzero, peperoni e altri alimenti tipici della cucina italiana in modo da poterli inserire nel mercato locale e poter dare sostenibilità al progetto.

     

  • Tamat NGO, agricoltura sociale: a Montemorcino si è svolto un incontro internazionale per presentare il catalogo delle buone pratiche

    altra foto convegno 1024x768da sx Carolina Rocha Barreto (Robert F. Kennedy Human Right Italia), Cecilia Lindenberg (Fondazione ISMU), Edoardo Todeschini (Rob de Matt), Domenico Lizzi (Tamat NGO), Elisa Occhipinti e Adriana Cannizzaro (Associazione I Tetti Colorati Onlus) – FOTO Marco Grossi Umbria Integra © 2020

     

    PERUGIA – Venerdì 14 febbraio 2020 al Centro Mater Gratiae di Montemorcino (Perugia), Tamat NGO ha presentato l’evento “Fattore sociale, agricoltura e immigrazione per l’innovazione sociale” all’interno del progetto “ColtiviAmo l’integrazione”, coordinato da Tamat in partenariato con Fondazione ISMU (Milano), Associazione Tetti Colorati Onlus (Ragusa), Robert F. Kennedy Human Right Italia (Firenze) e Cardet (Cipro), finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 del Ministero dell’Interno e cofinanziato dall’Unione Europea. 

    DSC02402 1 768x576Alessandro Moretti, presidente delle Acli Provinciali di Perugia, porta il saluto – FOTO Marco Grossi Umbria Integra © 2020Dopo i saluti di Alessandro Moretti, presidente delle Acli Provinciali di Perugia, e la proiezione di due cortometraggi prodotti all’interno dei progetti di Tamat Urbagri4women (AMIF) e ColtiviAmo l’integrazione (FAMI) sulle esperienze di inclusione socio-lavorativa realizzata presso il Centro Mater Gratiae di Montemorcino (Perugia), il direttore di Tamat Piero Sunzini e il consigliere comunale della municipalità di Agios Athanasios Chrisphas Christophi (Cipro) hanno introdotto i lavori sottolineando l’aspetto strategico dell’agricoltura sociale come volano di un’idea di cooperazione a tutte le latitudini.DSC02406 300x225Il direttore di Tamat Piero Sunzini e il consigliere comunale della municipalità di Agios Athanasios Chrisphas Christophi – FOTO Marco Grossi Umbria Integra © 2020

    Sono poi intervenuti Domenico Lizzi, coordinatore del progetto Coltiviamo l’integrazione per Tamat, Marta Lovison Cecilia Lindenberg di Fondazione ISMU (Milano), Elisa Occhipinti e Adriana Cannizzaro dell’Associazione I Tetti Colorati Onlus (Ragusa) e Carolina Rocha Barreto del Robert F. Kennedy Human Right Italia (Firenze). Gli interventi dei partners di progetto hanno condiviso con i presenti i primi positivi risultati di laboratori, esperienze concrete ed azioni svolte per integrare, attraverso il lavoro e il confronto culturale, ragazzi e ragazze provenienti da paesi terzi.
    Nel corso del pomeriggio è stato poi presentato da Marios Zittis di Cardet il catalogo delle buone pratiche dell’agricoltura inclusiva alla base del progetto. In questo senso sono risultate molto interessanti le esperienze dei partners della rete associativa che sostiene il progetto.  Samanta Musarò della rete Semino – Alimentare Positivo (rete a livello nazionale nata per portare sul mercato prodotti agricoli etici, sostenibili e innovativi, e offrire occasioni di lavoro e inclusione per i migranti) ha infatti presentato la buona pratica di Kilowatt (Bologna), cooperativa di lavoro, che ha saputo riqualificare in modo innovativo le Serre dei Giardini Margherita di Bologna su una prospettiva culturale legata alla ristorazione, all’educazione e a spazi di coworking;  Edoardo Todeschini di Rob de Matt (Milano), associazione di promozione sociale, ha condiviso la propria esperienza di gestione di un ristorante sociale in cui vengono inclusi soggetti svantaggiati.

    Infine, rispetto alle buone pratiche dall’Umbria sono intervenuti il professor David Grohmann del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali Università degli Studi di Perugia (DSA3), molto attento alle tematiche dell’agricoltura sociale e che sta collaborando a Perugia con l’esperienza di Montemorcino, e Alessandro Brocatelli di CIDIS Onlusche ha illustrato esperienze e prospettive possibili.

    DSC02404 1024x768

Area riservata