Lorenzo CalzuolaLorenzo Calzuola

 

Conosciamo Lorenzo nelle vie del centro storico di Perugia, precisamente in via Cartolari nella sede dell’associazione Fiorivano le Viole, dove ogni mercoledì i produttori del GAS Fuori di Zucca (Lorenzo è uno dei produttori) incontrano i loro clienti e ormai amici. Dopo aver viaggiato il mondo con la sua compagna Alice, ha deciso di ricominciare da qui, dall’Umbria e dalla terra, aprendo nel 2016 l’azienda Agricola Nativa. Inoltre Lorenzo ha partecipato al progetto coordinato da Tamat e finanziato dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020 (PROG-1979) Coltiviamo l’integrazione occupandosi delle attività sul campo: dalla messa a dimora delle piante alla loro cura.

Lorenzo, parlaci un po’ di te.

Lorenzo Calzuola 29 anni, nato a Perugia, finiti gli studi ho avuto esperienze lavorative in vari ambiti (dalla ristorazione alla fabbrica) viaggiando in Italia, in Europa e fuori dall’Europa fino all’età di 25 anni. Il legame con la natura è stato sempre forte e dopo anni di viaggi e crescita personale ho sentito la necessità di trasformare la mia passione in lavoro. Insieme alla mia compagna Alice abbiamo sognato e poi progettato la nostra piccola realtà agricola che nel 2016 ha preso forma a Perugia. Inizialmente abbiamo cercato un terreno in affitto da integrare al terreno di proprietà della mia famiglia che non era stato mai utilizzato a livello agricolo. Abbiamo iniziato la coltivazione di ortaggi di stagione senza esperienze pregresse ma con l’idea di rispettare la terra e i piccoli ecosistemi in cui ci siamo trovati a lavorare. Catapultati nel mondo contadino lo stile di vita è cambiato, ci siamo adattati al ritmo naturale delle stagioni seguendo le esigenze delle piante. Attualmente coltiviamo ortaggi di qualità su una superficie di 1,5 ettari, gestiamo un uliveto di 500 piante e stiamo piantando vari alberi da frutto, il tutto seguendo principi di agricoltura naturale, quindi utilizzando varie pratiche agricole che ci permettono di evitare l’utilizzo di diserbanti e insetticidi dannosi per l’ambiente. Crediamo molto nella vendita diretta grazie alla quale riusciamo a vendere un prodotto ancora vivo, ricco di sapori e sostanze nutritive, di lunga durata e coltivato in modo sostenibile per l’ambiente. Lavorare in questa dimensione ci permette di sottrarci dalle dinamiche della grande distribuzione organizzata riuscendo a guadagnare dai nostri prodotti il giusto salario e, allo stesso tempo, a instaurare rapporti di fiducia con i nostri clienti. Continuiamo a lavorare in piccolo credendo che tante aziende di modeste dimensioni possano creare una buona economia locale con prodotti di qualità accessibili a tutti.

Che tipi di studi hai fatto?

Ho studiato al liceo scientifico G. Alessi di Perugia e successivamente ho frequentato corsi di formazione inerenti al mondo agricolo. Essendo inoltre il mio lavoro frutto di una passione, sono in continua formazione: studio da autodidatta e lascio sempre aperto il confronto pratico e lo scambio con altri agricoltori.

Quando e come hai conosciuto Tamat?

Ho conosciuto Tamat nel 2017 tramite Domenico Lizzi (project manager) dal momento in cui ho iniziato a lavorare con il gruppo di acquisto solidale Fuori di Zucca (nato dal progetto di Tamat  Social Start App e oggi associazione nel centro storico di Perugia) come produttore di ortaggi di stagione e olio d’oliva.

Raccontaci del tuo supporto al progetto “Coltiviamo l’integrazione”.

Mi sono sentito subito coinvolto nel progetto presentatomi da Domenico (Lizzi – Project Manager) e dai primi mesi del 2019 ho partecipato alle riunioni organizzative occupandomi nello specifico della reperibilità dei materiali necessari per il progetto di agricoltura inclusiva che si è tenuto presso il centro agro-solidale di Montemorcino e seguendo il lavoro in campo di messa a dimora, crescita e cura delle piante. Penso che l’inclusione di cittadini di paesi terzi attraverso il lavoro (in questo caso il lavoro nei campi) sia valida e interessante. Far parte di ColtiviAmo l’Integrazione ha rappresentato un momento di crescita sia per me sia per i ragazzi africani richiedenti asilo a Perugia che hanno così potuto accrescere le loro competenze piuttosto che che restare “parcheggiati” in strutture temporanee.

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